sabato 26 febbraio 2022

INFERNETTO, MOBILITÀ - “MAI DIRE BANZAI”

Ieri si è tenuta la Commissione III Lavori Pubblici e Mobilità su richiesta di Evoluzione Civica. 
Al primo punto degli o.d.g. si è discusso della realizzazione delle pedane salvagente e messa in sicurezza degli utenti TPL.
La convocazione della Commissione si è resa necessaria perché la situazione delle fermate della linea bus Atac su Via Antonio Lotti e Via Alberto Franchetti è a dir poco fatiscente data anche l'assenza di marciapiedi. La segnaletica orizzontale delle fermate è praticamente collocata nei canali di raccolta delle acque meteoriche, i residenti/utilizzatori della linea bus si sono organizzati per proprio conto collocando panchine da giardino per sedersi nell’attesa del passaggio dei bus, il tutto senza protezioni.
Abbiamo segnalato ammaloramenti gravi del manto stradale, anche in prossimità di una curva dunque ad alto rischio di scontro per chi transita nei due sensi di marcia.
A fine 2020 sono stati effettuati, dall'amministrazione pentastellata, “lavori di manutenzione stradale ordinaria” e solo a tratti e pubblicizzati come “evento eccezionale” tra “le cose fatte". L'importo speso è stato, per Via Antonio Lotti e Via Alberto Franchetti, di circa 80.000€, e non ha risolto i problemi. Per altro i lavori non sono stati nemmeno eseguiti a regola d'arte e hanno favorito solo il nuovo, quanto discutibile, supermercato Eurospin.

È stata richiesta la verifica di stabilità di un albero (pino) all’incrocio tra Via Alberto Franchetti e Via E. W. Ferrari, ormai da circa due anni in condizioni critiche.
Il Presidente di Commissione Lavori Pubblici e Mobilità, Leonardo Di Matteo, si è preso l’impegno di far intervenire l’Ufficio Tecnico appena partirà il nuovo appalto di manutenzione ordinaria stradale e di comunicare la nostra segnalazione riguardante la stabilità del pino,  all’Assessora all'Ambiente, Valentina Prodon, e alla Presidente della Commissione IV Ambiente, Valentina Scarfagna.

Monica Bardini
Resp. LL.PP. e Mobilità

venerdì 25 febbraio 2022

"CASETTA DELL'ACQUA" ALL'INFERNETTO UNA MERA OPERAZIONE ONEROSA DI GREENWASHING

"CASETTA DELL'ACQUA" ALL'INFERNETTO UNA MERA OPERAZIONE ONEROSA DI GREENWASHING 
Ennesima operazione greenwashing nel Municipio X. L“ecologismo di facciata” è sempre in voga nonostante il cambio di amministrazione. L'importante è proporre cose apparentemente sostenibili e ambientaliste, quando invece le attività realmente portate avanti non lo sono, come nel caso della "casetta dell'acqua" all'Infernetto. Che però ha persino un risvolto farsesco: piazza Giardini di Marzo possiede un nasone che però non funziona per mancata manutenzione, ma utile per alimentare la "casetta dell'acqua" finanziata con fondi pubblici e i cui costi finiscono persino in bolletta.

Quello che viene omesso di dire sulle "casette dell'acqua" è che sono impianti realizzati con fondi pubblici. Addirittura Acea Ato2 nella Conferenza dei Sindaci, ha autorizzato, con Delibera n°9 del 2014, di inserire negli investimenti coperti dalla tariffa del S.I.I, l’importo di 3 milioni di euro per la realizzazione a Roma di 100 Case dell’Acqua.
Ogni installazione ha un costo che parte dai 15 mila euro e può arrivare a superare i 50 mila euro, con un costo medio che si aggira attorno ai 30 mila euro, al netto dei costi di gestione e manutenzione.
Il motivo ufficiale dell'investimento è sensibilizzare sulla necessità di consumare “acqua pubblica”, in sostituzione alle acque minerali in bottiglia e per questo viene definito a km 0 perché ci sarebbe una mancata emissione nella produzione di bottiglie in plastica e minore impatto nella raccolta e nel riciclo dei contenitori. 
Alcune considerazioni generali: mettere a confronto il vantaggio che i consumatori avrebbero nel rifornirsi d’acqua da questi apparati, invece che acquistare acqua in bottiglia, è come minimo inesatto, perché l’acqua erogata nelle casette dell’acqua è acqua che proviene dagli acquedotti romani quindi è differente dal punto di vista merceologico rispetto a quella minerale, che ha caratteristiche igieniche particolari e proprietà per la salute per chi ne ha bisogno, essendo acque terapeutiche. Secondo, introduce nel mercato una distorsione della concorrenza e nel pensiero comune una stortura dando l’impressione che possa essere un'iniziativa che, costi di gestione e manutenzione a parte, comporta vantaggi economici e ambientali.
In realtà sono un costo aggiuntivo per la comunità che già ha accesso all’acqua intesa come “bene comune” dai propri rubinetti di casa: si tratta quindi di installazioni che distribuiscono esattamente la stessa acqua, più qualche trattamento aggiuntivo come le bollicine e che quindi dovrebbe disincentivare l'uso dell'acqua da parte di chi, non avendone realmente bisogno sotto il profilo della salute, prende l'auto, consuma benzina e inquina, per riempire le bottiglie di plastica/vetro e portarselo a casa e che deve consumare entro due giorni. Quelli che consumano l'acqua del rubinetto invece ci vanno, sempre con l'auto, pensando che è migliore di quella di casa e pari a quelle vendute in bottiglia. Falso. 
Dal momento quindi che tutti i cittadini hanno accesso all’acqua e a costi accettabili, non si capisce perché dovrebbero finanziare con le loro bollette un servizio di greenwashing. Chi ci guadagna? Gli installatori che ottengono finanziamenti pubblici, tariffe vantaggiose visto che non pagano nemmeno l'OSP (occupazione del suolo pubblico) e guadagni dalla tariffa in bolletta.
Se ha senso che vengano installate in alcuni punti della città ad alta affluenza turistica, non ne ha all'Infernetto in piazza Giardini di Marzo, dove per altro è presente un nasone che non funziona per mancata manutenzione da parte del Municipio X, e a cui si potrebbero abbeverare tutti, animali compresi.

Vale la pena segnalare una risoluzione interessantissima del 2017 del IX Municipio (la numero 11/17 - Oggetto: Controlli ed eventuale rimozione delle “Case dell’Acqua” già installate nel Municipio Roma IX EUR) per chi volesse approfondire l'argomento e anche le riflessioni di Carlo Stagnaro, direttore dell’Istituto Bruno Leoni (**). 

Aggiungiamo però che da quanto si può vedere dalle carte ufficiali il costo dell’operazione sarebbe stato stimato intorno ai 20 mila euro complessivo più IVA, più spese per gli allacci, equamente ripartiti tra Comune e Hera. Il primo è impegnato a pagare la sua parte – poco meno di 13 mila euro, comprensiva della spesa una tantum per gli allacci –  in tre tranche annuali di pari importo nelle casse della società Adriatica Acque Srl che gestisce la struttura in comodato d’uso. Ma, secondo quanto rilevato, “nella sezione Amministrazione Trasparente del sito del Comune, alla voce Atti di concessione si legge che il 18 dicembre 2013 è stato attribuito ad Hera, in relazione alla delibera 94, un contributo di 22.500 euro ben diverso dai 12.800 euro previsti nella suddetta delibera, e non allo stesso soggetto ivi previsto”.
Si è dunque sollevata sin dall'inizio una contestazione che riguarda l’intero sistema per il quale “i cittadini che si recano alla sorgente urbana, che preleva l’acqua dall’acquedotto, la refrigera e la gasa senza applicare nessun tipo di filtrazione (modalità contenute nel protocollo d’intesa), pagano 0,05 euro per ogni litro di acqua ad Adriatica Acque Srl”, nonostante i costi per la corrente elettrica siano a carico del Comune. Dal protocollo d’intesa però non emergono ricavi per la vendita dell’acqua da incassare da parte del Comune o canoni di concessione o altro, ma il Comune dà in comodato gratuito la tecnostruttura che risulta acquisita al patrimonio del Comune stesso, sostenendo tutti i costi di gestione (elettrici, che inquinano, e idrici), nonché la tassa occupazione suolo pubblico. Quali siano i reali costi complessivi per la realizzazione della "casetta dell'acqua", nonché i costi stimati per la gestione della stessa, nonché, se esistono, la quantificazione dei vantaggi economici o sociali a favore della collettività”, non è dato sapere.

Certo è che con quei soldi si poteva sistemare l'intera piazza Giardini di Marzo e la fontanella con tanto di vasche invece di regalarle ai privati, che ammettono candidamente che «Non ci guadagniamo con le casette. Tutto sommato è diventato un business collaterale, ma sono utili per avere visibilità e farci conoscere: insomma pubblicità». Gratis per loro, un costo per i cittadini.

Paula de Jesus
Resp. Ambiente, Patrimonio e Demanio 

(*) https://www.comune.roma.it/servizi2/deliberazioniAttiWeb/showPdfDoc?fun=deliberazioniAtti&par1=Q01S&par2=MzI0Ng== 
(**) https://www.imolaoggi.it/2012/09/05/il-business-delle-case-dellacqua-con-fondi-pubblici-a-spese-dei-cittadini/

lunedì 14 febbraio 2022

PINI SU VIA DI CASTELPORZIANO: SI CONFIGURA IL DANNO ERARIALE E NON SOLO


Abbiamo avuto la conferma su quanto da noi denunciato il 5 (*) e poi il 15 gennaio scorso (**) a seguito del nostro accesso civico generalizzato. I 37 pini abbattuti su viale di Castelporziano sono 'atterrati' in un'area verde presso via Bersone all'Infernetto, una convenzione nota come Castelporziano Sud, dove però le alberature erano a carico dei privati.
A questo punto è evidente che si configura un danno erariale e una serie di altri reati.
Chiediamo dunque che venga convocata dalla Presidente Valentina Scarfagna, una Commissione Ambiente ad hoc e che si chiariscano in tale sede i seguenti punti:
 
1) perché sono stati abbattuti 37 pini e spostate queste alberature dentro ad una convenzione
2) perché sono state rimosse 37 alberature (pino) di un tipo e piantate altre tipologie di alberature in quella convenzione (sughere e cerri)
3) quali siano i costi di queste alberature e di quelle invece della stessa tipologia su viale di Castelporziano
4) se è stata prevista la manutenzione di questi alberi e perché si dichiara che esiste un impianto di irrigazione che in realtà non c’è.
5) cosa si intende fare sulla questione fitosanitaria su Viale di Castelporziano  

Sull’abbattimento dei pini di Viale di Castelporziano e l’atterraggio di tipologia diversa all’interno di una convenzione non è accettabile sotto alcun profilo, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di inizio anno dell'Assessore all'Ambiente, Valentina Prodon, e dell'Assessore al Patrimonio e LL.PP., Guglielmo Calcerano, che decretavano la morte di Viale di Castelporziano. Anche LabUr - Laboratorio di Urbanistica, si era occupata dell’argomento inviando una diffida al Municipio X a far posizionare altrove le 37 alberature in sostituzione di quelle rimosse, in particolare in parchi e giardini pubblici, essendo prevalente il ripristino del valore paesaggistico, naturalistico e culturale del viale di Castelporziano sopra ogni altra destinazione (***).

Un municipio devastato dal malaffare negli appalti del verde pubblico durante 'mafia capitale' ha l'obbligo di far chiarezza su tutti i passaggi amministrativi se non vuole rendersene complice.

Paula de Jesus
Reso. Ambiente, Patrimonio e Demanio

(*) https://evoluzionecivica.blogspot.com/2022/02/infernetto-la-tonnara-di-viale-di.html    
(**) https://evoluzionecivica.blogspot.com/2022/02/infernetto-i-pini-di-viale-di.html 
(***) http://www.labur.eu/public/blog/2022/01/14/infernetto-viale-di-castelporziano-diffidato-il-municipio/?fbclid=IwAR0mGISAFQZGyt3jM86YISj1JOvg8he3McnksXhCP2wQ-SQewhvP4-_2dps

ACILIA - PIAZZA CAPELVENERE, CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

I commercianti non ci vogliono andare, il Giudice di Pace nemmeno. 
E’ quello che si apprende dalla Commissione VII municipale (Turismo, Sport, Cultura e Grandi Eventi).
Nessun stupore. E’ la cronaca di una morte annunciata. 
Un bando andato deserto nel 2019. Il tentativo di ‘rianimare il morto’ con il fallimentare “il lavoro nobilita il quartiere”  presto cambiato in "il tuo quartiere ti dà lavoro" perché riecheggiava la scritta all’interno dei campi di concentramento. Nessuna trasparenza amministrativa su come sia finita la manifestazione d’interesse voluta dall’ex Assessore alle Periferie simbolo di una sedicente legalità di un Patrimonio pieno zeppo di irregolarità amministrative. Certo è che gli imprenditori, giovani o vecchi che siano, non ci vogliono andare perché gli immobili sono fatiscenti e tutto il “contorno è pessimo". Il Giudice di Pace si rifiuta di andarci nonostante sia stato operato il trasloco degli scatoloni. Il Presidente del Municipio X, Mario Falconi, ha il suo bel da fare nel cercare di persuaderlo. Pochi giorni fa è stato chiuso anche il bar. Rimane solo la parrucchiera e il titolare della ferramenta che vorrebbe andarsene e invoca la dittatura per gli sbandati notturni che lasciano cicche e vetri rotti. Da 10 giorni i lavori previsti nella piazza sono fermi e il parcheggio seminterrato continua ad essere un deposito di rifiuti umani.   
Piazza Capelvenere, bandiera anche dell’ultima campagna elettorale, è prima di tutto un errore urbanistico e vani sono i tentativi scomposti e costosi che si sono succeduti. 
Se si continua a trattarlo come un problema una volta patrimoniale (per altro mai risolto), poi commerciale, poi di sedicente riqualificazione attraverso interventi spot declinati a seconda del colore dell’amministrazione in formato legalità o grande evento, non se ne verrà mai a capo, né per spot né per step. 
Chiunque abbia un minimo di conoscenze urbanistiche o di sociologia criminale comprende, anche solo guardando google maps, che quella ‘piazza’ è tagliati fuori dalla vita della città. Continuare a trattarla come un’isola galleggiante nel mare delle aree circostanti è un errore. Quella ‘piazza’ volta le spalle al quartiere e volge lo sguardo alle automobili. Le vie sono il momento dell’unione e lì le vie sono due, due strade provinciali attaccate che squarciano il tessuto urbano. Le due strade con i parcheggi divengono dunque elementi di separazione, un cordone sanitario. Non basta prevedere di portare gli uffici municipali al piano superiore, i negozi sotto e le associazioni di volontariato in torretta, perché così ragionano i tecnici dentro alle stanze asfittiche dei dipartimenti, un modello teorico che progetta contenitori sulla base di statistiche ben poco accurate, quasi mai studi sulle necessità di individui e famiglie, risposte spaziali riferite a una modellistica apparentemente consolidata e chiaramente fallimentare. Non si tratta di sostituire tanti progettini con un progettone, ma riconoscerne il valore, e ricomporli in una strategia che continua a mancare.
Quando una “riqualificazione” è letteralmente deceduta semplicemente si torna al principio, non facendo tabula rasa fisica (purtroppo impossibile) ma ripartire dai bisogni e dalle decisioni, dal metodo dell’ascolto e dell’auto-ascolto. Auto-ascolto sì, perché non ci si rende nemmeno più conto che anche in Commissione si parla solo di decoro e di sicurezza anche quando si parla di cultura divenuta solo il mezzo ma non il fine, dove tutti, da destra a sinistra, passando per il centro, convergono sul curioso obiettivo di rispondere alla percezione di insicurezza con strumenti altrettanto percepiti ma di poco o nullo effetto reale. Perché se quel senso di disagio e "indizio di reato" caratteristico di luoghi e comportamenti degradati (degradati secondo un certo senso comune medio) lo si affronta presidiando i luoghi senza trasformarli, reprimendo i comportamenti senza nulla poter fare per la loro cause, è ovvio che si finisca per sprecare risorse e non andare da nessuna parte. E’ il vuoto di idee del progressismo dei giorni nostri che adotta tattiche conservatrici da benpensante, come insegna il primo capitolo di Fondamenti di Urbanistica. 
Continuare a piazzare di tutto in una non-piazza è patologico, alla luce anche dei rapidi cambiamenti intervenuti a livello globale sul fronte della logistica e dello scambio di beni e servizi.

Laura Vicario
Resp. Urbanistica

sabato 12 febbraio 2022

ISOLA ECOLOGICA ALL'INFERNETTO. BASTA GIOCARE CON LE PAROLE. SI FACCIA CHIAREZZA


Anche Evoluzione Civica era presente all'ultima Commissione Ambiente presieduta da Valentina Scarfagna che ha trattato il tema dei "centri di raccolta", in particolare quello all'Infernetto, così come ha letto i comunicati stampa capitolini usciti poche ore dopo che annunciavano il via libera all'Isola Ecologica all'Infernetto.
Facciamo un po' di chiarezza, perché di trasparenza amministrativa ce n'è poca e regna sovrana la confusione.
In Commissione viene spiegato che i 5 cassoni (che, per chi non lo sapesse, SONO PRIVATI) saranno legno, metallo/plastica, cellulosa e calcinacci e forse sfalci. Dovrebbe (è d'obbligo usare il condizionale) esserci anche olio esausto e pile. Non si sa, si deciderà insieme agli abitanti, quali e con che modalità non è dato sapere. Analisi nessuna. Dunque si fa un progetto con un obiettivo dichiarato che però non è quello che l'AMA e l'Amministrazione comunale vogliono raggiungere, ma soprattutto è stata stralciata la parte del progetto che prevedeva la chiusura del ciclo dei rifiuti, cioè il suo riuso. E' stata infatti cancellata l'Area 1 CRC, Centro di Riuso Creativo di 1.000 mq, mentre è rimasta quella di 3.000 mq a Centro di Raccolta e 250mq di verde per l'impatto visivo. Dunque il parco decantanto da qualcuno NON esiste e nemmeno il ciclo di chiusura dei rifiuti, che evidentemente  espressione che qualcuno usa a sproposito.
Ricordiamo che l'"Isola ecologica, ecopiazzola, centro di raccolta, ecocentro o ricicleria" è un'area recintata e sorvegliata, attrezzata per la raccolta differenziata dei rifiuti. SOLO i cittadini, durante l'orario di apertura, possono portare rifiuti non smaltibili tramite il normale sistema di raccolta che però all'Infernetto è Porta-a-Porta (PAP). Come è noto nelle Isole Ecologiche si dovrebbero portare rifiuti ingombranti, rifiuti speciali o pericolosi, non replicare quello che già c'è. L'utilità principale dei centri di raccolta è infatti quella di evitare lo smaltimento in discarica, per recuperare risorse e tutelare meglio l'ambiente.
Non abbiamo nulla in contrario come Evoluzione Civica allo strumento dell'Isola Ecologica di per sé, purché sia tale e sia portata avanti con le carte in regola, in totale trasparenza amministrativa.
Di fatto, nonostante il Campidoglio affermi di aver dato il via libera anche al Centro di Raccolta all'Infernetto su Via W. Ferrari (e dunque non si comprende di cosa si dovesse discutere in Commissione se c'è il via libera), alla domanda ripetuta 3 volte in seduta se ci fosse il parere favorevole della ASL e della Polizia Municipale non si è avuta risposta se non un generico "la conferenza dei Servizi ha dato parere positivo". Attendiamo dunque l'approfondimento dell'Assessore all'Ambiente del Municipio X Valentina Prodon che si è impegnata a verificare la questione, per evitare che accada quanto accaduto con il Tritovagliatore di Ostia Antica, dove tutto era a posto (dopo nostra denuncia) e niente in ordine dopo le rassicurazioni di AMA all'Assessore, visto che il Tritovagliatore sta lavorando ancora con gravi lacune in termini di sicurezza per i lavoratori AMA, ad esempio per quanto concerne le polveri. Ricordiamo che Via W. Ferrari è una strada pubblica dove passano mezzi pubblici e che l' 'analisi sulla mobilità' presentata da AMA prevede un afflusso di 12 macchine/ora e 4/5 mezzi pesanti/giorno come flusso massimo per servire 70mila abitanti (bacino di utenza dichiarato). Siamo certi che non ci sia il parere della Polizia Municipale e probabilmente nemmeno della ASL, soprattutto per quanto riguarda l'impatto acustico dell'impianto. 
Per altro ricordiamo che i mezzi pesanti (AMA e Privati) 8intaseranno anche l'incrocio con la Cristoforo Colombo già di per sé sottodimensionato per il traffico locale.  
Nello stesso documento AMA del 2019 si faceva riferimento a tre criticità non dissipate: vicinanza delle abitazioni (impatto acustico, ASL), viabilità da verificare (disciplina traffico, Polizia Municipale) e il PTPR (proposta comunale PTP Ambito Territoriale 2). Siamo al 2022 e non si hanno certezze in merito. 
    
Facciamo anche notare che l'Isola Ecologica non avrà lo scopo di eliminare le discariche all'Infernetto per una serie di motivi ben noti all'AMA, e che dunque avrebbero dovuto far parte dell'analisi ex ante. Nelle Isole Ecologiche infatti possono entrare solo i cittadini in grado di attestare il regolare pagamento della tassa TARI. Pertanto, i sedicenti rappresentanti dei cittadini che ritengono che l'Isola Ecologica servirà ad eliminare l'abbandono dei rifiuti ingombranti lungo le strade, non otterranno questo obiettivo. 
Per altro, poiché la maggior parte dei movimenti dei rifiuti ingombranti avviene non ad opera dei cittadini ma dei "svuota cantine" spesso illegali, l'Isola Ecologica si dimostra non in grado di sopperire al fenomeno dell'abbandono. Così come il cassone dei c.d. "calcinacci" finirà per non poter accogliere la quantità di rifiuti edili prodotti dalle ditte che lavorano nella costruzione degli edifici e che ha un peso rilevante all'Infernetto essendo un quartiere in grande espansione con una previsione di carico urbanistico importante.  
Le analisi si fanno prima di elaborare dei progetti. Qui succede il contrario, il che è disdicevole per un decisore. Evidentemente serve al decisore altro e cioè poter consentire ad AMA il c.d. trasbordo della differenziata a favore dei privati proprietari dei cassoni.

Paula de Jesus
Resp. Ambiente, Patrimonio e Demanio

IL PONTE DELLA SCAFA E "LA CORSIA PER I I PELUCHE"

La saga del Ponte della Scafa è degna della sceneggiattura del sequel di Qualunquemente.
Ieri si è tenuta l'ennesima commissione congiunta in Campidoglio Mobilità e LL.PP. Il Municipio X non era presente, gli Assessori capitolini competenti nemmeno, così come non c'era ANAS ma Astral, a fare cosa non si sa. Presente invece il Sindaco Montino. 
In estrema sintesi: il vecchio ponte ovviamente rimarrà perché vi si attestano i sottoservizi, la nuova conferenza dei servizi si chiuderà (forse) a fine Aprile ed è stata necessaria riconvocarla perché sono scaduti i pareri paesaggistici e si erano dimenticati di chiedere anche il parere del Consorzio di Bonifica. Inoltre, si dovranno fare vasche di laminazione per la raccolta delle acque, non si sa quanto verrà a costare in più il nuovo ponte e non ci sono fondi stanziati a bilancio. 
Quindi, la pensata geniale del M5S portata avanti nella scorsa consiliatura dall'ex capogruppo capitolino Paolo Ferrara di inserire anche la pista ciclabile sul nuovo ponte ne ha causato di fatto un procrastinamento sine die, per altro una pensata nemmeno originale perché l'aveva avuta anche Nando Bonessio nel 2012, allora presidente dei Verdi del Lazio e oggi consigliere comunale. Peccato che il progetto del Nuovo Ponte della Scafa fosse stato presentato nel 2006, era già andato in gara e aggiudicato in via provvisoria il 23 dicembre 2010. Forse Bonessio era troppo impegnato con gli strascichi delle sanatorie amministrative per le opere dei Mondiali di Nuoto 2009, visto che si è accorto dopo anni che mancava la pista ciclabile e il buon Ferrara poi si è limitato come il suo solito a fare un copio male e incollo peggio.
Così ieri hanno pensato di lanciare un'altra idea geniale: rivedere, per l'ennesima volta il progetto del Nuovo Ponte per consentire il passaggio non solo delle biciclette, ma di quelle cargo che necessitano di una sezione più larga. Evidentemente non era bastato inserire una pista ciclabile che comporta necessariamente modificare l'intero impalcato, gli atterraggi, l'allargamento delle sezioni e nuove aree di esproprio, ma anche una levitazione dei costi. 
Giustamente il Sindaco di Fiumicino Esterino Montino ha proposto di fare la pista ciclabile sul ponte vecchio, visto che non verrà abbattuto. Come se non bastasse, negli ultimi giorni è ricicciata l'idea di fare il tunnel.
"Se non basta il ponte, faremo un tunnel perché un buco mette sempre allegria. Da "qualunquemente" punto di vista lo si guardi.
Siamo messi così. Circondati da Cetto la Qualunque, che paghiamo per dare spettacolo. Profumatamente. 
A quando "costruiremo un ponte di pilu, con otto corsie di pilu e una corsia di peluche per gli amici?"

Paula de Jesus
Resp. Ambiente, Patrimonio e Demanio

venerdì 11 febbraio 2022

IDROSCALO DI OSTIA, ANCHE I RICCHI PIANGONO

Brevi riflessioni sul Consiglio straordinario del Municipio X dedicato alla telenovela ‘Idroscalo’.

Gli esperti di comunicazione di massa sanno bene che la telenovela è un genere che ha assunto i caratteri del romanzo d’appendice, ossia di un genere letterario popolare, pubblicato a puntate e destinato a un largo pubblico. La copiosa documentazione prodotta finora dalla pubblica amministrazione - e in maniera intermittente nell’arco di decenni – riguardo alla vicende su e intorno all’Idroscalo di Ostia, sembra proprio aver assunto la funzione del romanzo d’appendice, drammatico come non di rado lo erano quelli pubblicati già a partire dall’’800. E oggi, grazie alla tecnologia disponibile, la produzione del Municipio (oggi decimo) è assurta alla dignità di telenovela trasmessa in streaming. Un contesto comunicativo persino interattivo, dove chi vuole può mettersi in vendita ammiccando al locale ‘mercato delle disgrazie’, fiduciosi in una remunerazione, diversificata per tipologia ma sempre corrispondente ai precisi interessi del ‘venditore’ (di fumo?) di turno: dei voti, un commessa, la riconoscibilità utile alla propria scalata verso qualche posizione apicale di indiscutibile vantaggio sociale. Cos’altro potremmo aggiungere, allora, se non i nostri più vivi complimenti, per il modo in cui si stanno sfruttando tutte le occasioni e le modalità per irretire i cittadini e fidelizzarli al fine del raggiungimento dei propri scopi, riguardo ai quali persiste un’impenetrabile opacità?
    Ma non ce la facciamo, perdonateci, è più forte di noi. Non ce la facciamo a fare quei complimenti, ad emozionarci all’insegna di quel ‘volemose bene’ che ha rischiato addirittura di diventare stucchevole, ad un certo punto della trasmissione del Consiglio straordinario ‘on-line’ di questa mattina. Il dilatarsi nel tempo della narrazione ‘Idroscalo & Dintorni’ non ci affascina, ne crea per noi di Evoluzione Civica quella suspense che intrattiene e che potrebbe essere sfruttata quanto meno per una melliflua stretta di mano, magari con un sottofondo scandito dal motivetto che ha reso celebre il brano musicale di Fausto Cigliano, “Simmo è napule, paisà”.
    Cosa è mancato allora questa mattina? Cosa mancherebbe per un possibile lieto fine della telenovela Idroscalo? Dobbiamo partire da queste domande per svelare il principale arcano che a nostro avviso continua ad ispirare, a dar forza a un tormentone ‘infinito’. Non tutti i referenti istituzionali erano presenti; non c’era e non c’è chiarezza riguardo alla mancata applicazione delle delibere in essere; non sono apparsi elementi che lasciassero intendere l’esistenza di una sinergia, di una soddisfacente e trasparente capacità di comunicazione e progettazione congiunta tra i diversi uffici pubblici, interessati a dare risposta alle scottanti questioni territoriali del Municipio X. Non c’è stato ascolto (e rispetto) neanche riguardo alle interessantissime proposte della comunità dell’Idroscalo, come quella di aver commissionato ad un architetto un progetto per recuperare e armonizzare esteticamente le costruzioni esistenti. Una proposta importante perché fa emergere la consapevolezza dei membri della comunità dell’Idroscalo per i quali, la nuda vita, la nuda soddisfazione del bisogno di un posto da abitare non è sufficiente se ad essa non si accompagna una costruzione di senso che trova nella gratificazione estetica un suo possibile, seppur provvisorio, compimento. La stessa formula del villaggio eco-sostenibile è stata citata con l’assoluta carenza di quel vigore che solitamente si destina all’espressione di uno slogan. Soprattutto è stato assurdamente assente la consapevolezza del tempo rubato dalla narrazione ‘Idroscalo & Dintorni’ (non sentite imbarazzo a chiedervi: quante generazioni o vite sono state spese in quel degrado?) e, quindi, assente è stato anche quell’organo che, per lo scrittore Michel Ende, serve a sentire il tempo che scorre: il cuore. Già non c’è stato cuore. Quel cuore necessario per fare empatia e scoprire – ecco l’arcano rivelato – che il problema Idroscalo non è solo dell’Idroscalo e della sua comunità, ma di tutta Ostia, di tutto il Municipio X, di tutta Roma. Perché no, dell’Italia intera. Perché il concetto di cittadinanza sociale non rinvia solo ai diritti di cui ognuno dovrebbe essere titolare ma anche all’essere risorsa per l’altro, a farsi carico della sua sofferenza, soprattutto se più debole e sofferente. 
E’ solo a partire dal cuore e dal fare empatia che è possibile recuperare le risorse - non certo gli individuali narcisismi – per co-costruire una visione globale di città, un progetto-quadro, di cui abbiamo disperatamente bisogno e connettere le questioni concernenti di tutti i territori disastrati, come suggeriva LabUr; con riferimento certamente alle questioni ambientali e di rischio idrogeologico, ma anche a quelle sociali e culturali. L’applicazione competente di adeguate politiche sociali e culturali (in armoniosa configurazione con le altre politiche pubbliche), difatti, valorizza le reti sociali e la dignità della persona promossa al rango di Cittadino. E, con ciò, il coraggio di ‘svelare l’arcano’.

Gianluca Piscitelli
Presidente

lunedì 7 febbraio 2022

VIVERE NELLA MENZOGNA

Dal "piano freddo" al vuoto criminale. 

E’ un esercizio di non poca importanza, per la salvezza della propria anima non meno che per la salute del proprio corpo, quella di interrogarsi (e praticare, così, un minimo di riflessività), riguardo alle tante volte in cui nella nostra vita, nello svolgersi della propria quotidianità, assumiamo delle credenze false sulla realtà dei fatti. Non solo ne assumiamo ma, di queste false credenze, siamo produttori in un gioco di rappresentazioni (una farsa?) che, rispecchiandosi nelle coscienze e nei corpi di coloro con i quali entriamo in contatto, attivano un gioco di interpretazioni e rimandi che ci distanziano sempre più dalla concretezza della realtà. 
Spesso, troppe volte probabilmente, siamo noi stessi i destinatari delle informazioni non vere di cui siamo i produttori, ossia ci poniamo come oggetto della nostra stessa manipolazione, ma non siamo certamente nella menzogna se affermiamo e assumiamo consapevolezza del fatto che abbiamo responsabilità anche di quelle che ‘altri-da-sé’ (il vicino di casa, la/il nostra/o partner, il nostro capufficio, il politico che seguiamo e che magari abbiamo votato…il ‘sistema’!) vorrebbero imporci. Difatti c’è uno stretto legame tra responsabilità e manipolazione: parrà, ovvio, ma spesso è l’ovvio che fugge dall’occhio, alle volte persino dall’occhio di chi ambisce ad essere più attento e consapevole. 
Certamente, dire delle menzogne, credere a delle menzogne, vivere nella menzogna ha un suo risvolto ‘strategico’ sul piano esistenziale quando pretendiamo di vivere in un ‘sogno’, oppure non vogliamo accettare la realtà perché è troppo dolorosa o è per qualsivoglia motivo difficile da affrontare. Magari perché cerchiamo delle facili scorciatoie o abbiamo scoperto che possiamo vivere sulle spalle di altri che hanno smesso o a cui è faticoso pensare e scegliere di essere respons-abili, ossia abili a rispondere alla realtà che vivono, che sperimentano sulla propria pelle tutti i giorni. 
In fondo la menzogna, così letta e descritta, sembrerà ad alcuni (forse, a molti), un male di poco conto perché afferisce ai piani esclusivamente discorsivi sia interiore, privato (le cose che ci raccontiamo e come ce le raccontiamo), sia interpersonale, pubblico (le cose che ci vengono raccontate e come ce le raccontano), i cui contenuti veicolati li innalziamo a verità; ‘verità’ intorno alla quale facciamo ruotare poi le nostre vite o sulla quale basiamo le nostre scelte. Il dramma che ne consegue, però, è che così finiamo per privilegiare una delle dimensioni dell’esistenza, quella della narrazione, dimenticando che esistono anche quella della conoscenza e, soprattutto, dei modi d’essere ossia del modo in cui facciamo società (persino con noi stessi) e risolviamo concretamente i problemi. Stare nella menzogna è sempre un prendere le distanze dalla realtà.
Ecco, allora, che viviamo nella menzogna quando ‘compriamo’ il diploma ai nostri figli - in una delle tante ‘istituzioni della scorciatoia’ costituite dalla scuole private per il cosiddetto recupero degli anni scolastici - illudendoci di potergli agevolare la conquista di un dignitoso posto di lavoro, senza considerare la concretezza del fatto che il contribuire alla prosperità del ‘mercato dei titoli a pagamento’ non fa che svalorizzare il valore intrinseco dei diplomi stessi (per di più inflazionandone la presenza); ma, ciò che ci sembra più dannoso, irresponsabile, immorale, irrispettoso dell’unicità dei nostri cari è la ‘sconferma’ del loro sentire, essendo probabilmente più orientati a sviluppare un’intelligenza che può non essere necessariamente quella linguistica o logico-matematica ma altre (sociale, spaziale, musicale, ecc.), per il cui sviluppo occorrerebbe seguire un percorso diverso. 
Abbiamo deciso di vivere nella menzogna scegliendo di indebitarci (e al contempo guardando oltre o chiudendo gli occhi riguardo alla landa desolata che circondava la nostra nuova abitazione; e credendo solo alle sirene del mercato), per vivere in una delle tante promesse mancate della modernità urbanistica romana, rappresentate dalle zone di nuova edificazione spuntate come ‘cattedrali nel deserto’ e totalmente sganciate dal resto della città per assenza di infrastrutture, di trasporti, di spazi e iniziative che agevolino il fiorire della vita sociale, di un’identità ed un’appartenenza condivise. 
Decidiamo di vivere nella menzogna quando per le nostre scelte elettorali ci affidiamo alla narrazione di chi, dietro il manto borbottante di una retorica apparentemente orientata all’interesse comune, stuzzica il nostro individualistico tornaconto, dimenticando che non viviamo nel ‘vuoto pneumatico’ e che ogni briciola di risorsa sottratta al bene comune si trasforma in un pericoloso veleno sociale che rende più difficile e costosa la vita a tutti. Nessuno escluso, sebbene a diversi gradi di sofferenza. 
Pretendono di farci vivere nella menzogna coloro i quali improvvisano una falsa opposizione dopo essere stati i protagonisti di una mal gestione sperperante e irrazionale delle risorse pubbliche. Chi ci segue con attenzione sa benissimo che sul ‘Piano freddo’ del Municipio X avevamo già lamentato la ‘cronaca di una morte annunciata’. Non ci stupiamo che sia fallito, sulla scia dell’ipocrisia, della menzogna di chi addirittura ha pensato che l’umanità verso i senzatetto si potesse esaurire nel garantire loro l’accesso alla dose vaccinale. Continuiamo solo a chiederci quanta vita debba essere ancora sprecata per il pernicioso indugiare nel non connettere, nel non far corrispondere quanto dichiarato alla concretezza della vita in tutte le sue manifestazioni. E ci auguriamo che l’attuale amministrazione ne abbia tratto un’importante lezione, senza il rischio di inaccettabili ripetizioni o ‘rinvii a settembre’, se non vere e proprie bocciature, per l’anno futuro.
Ci auguriamo, infine, che tutti, ma proprio tutti riflettano sul fatto che vivere nella menzogna per accidia, indolenza, disonestà, incompetenza, prepotenza, insofferenza alla responsabilità è incommensurabilmente più costoso dell’affrontare concretamente la realtà e risolverne i problemi.

Gianluca Piscitelli
Presidente
Evoluzione Civica

venerdì 4 febbraio 2022

COMMISSIONE MOBILITÀ - UN'OCCASIONE PER IL PROGETTO PEDALIDO

Oggi si è tenuta la Commissione LL. PP. e Mobilità sull'espressione di parere alla proposta di Deliberazione prot. N° RC 23557/2021 avente per oggetto approvazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, a cui non siamo riusciti a partecipare a causa di un disguido amministrativo. 
Si è discusso del progetto presentato dalle associazioni Ostia in bici e Insieme per la Curtis Draconis e prevede un percorso che dal 1° cancello di Castelporziano conduce lungo le sponde del canale di Palocco fino a Ostia Antica e oltre il Tevere per ricongiungersi a Ponte Galeria. Sostanzialmente si tratta di un progetto che non è solo ciclopedonale ma che coinvolge anche i mezzi di superficie e la Roma Lido. In quest'ottica è prevista anche l'attestazione presso il nodo di scambio costituito dall' ex deposito Atac ad Acilia che è vicino alla futura stazione di Dragona. L'elemento fondamentale è l'attraversamento sul Tevere e per questo sarebbe opportuno fare un progetto comune con il vecchio progetto del ponte di Dragona. La commissione ha accolto favorevolmente la proposta di tale percorso e chiederà di inserirla come emendamento nel PUMS, pertanto sarà oggetto di discussione in aula Municipale. Il progetto in questione nulla ha a che vedere con quello illegittimo del percorso Pasolini che è stato definito non realizzabile se non in alcune parti dove non vengono coinvolte le proprietà private. Non ci sono state particolari osservazioni ma la Commissione si riserva di accogliere dalle associazioni ogni valutazione propositiva per migliorare il progetto e per questo motivo invieremo nei prossimi giorni le nostre osservazioni avendo noi proposto il PedaLido che di fatto si sovrappone alla proposta oggetto della Commissione ampliandola (*). 
I soldi attualmente non ci sono per cui più sarà importante per il territorio il progetto più sarà possibile accedere ai fondi PNRR che prima o poi saranno disponibili da parte dell'Europa su questa voce.

Monica Bardini
Resp. LL. P.P.

(*) PEDALIDO – LA CORSIA CICLABILE ALLA SPIAGGIA DEI ROMANI

Proposta sviluppata da Paula de Jesus in ambito di mobilità sostenibile a valenza cicloturistica e a costo minimo (perché il costo zero non esiste).
Itinerario cicloturistico avente il seguente percorso: stazione Roma-Lido di Ostia Antica, Via del Lido di CastelFusano, laterale Cristoforo Colombo, Fontana dello Zodiaco, Amerigo Vespucci, tratto Litoranea fino a Canale Palocco, entrata nel 1° Cancello e uscita al 7° cancello (dove sono presenti servizi), ultimo tratto di 2 km sulla Litoranea di Capocotta, Villaggio Tognazzi per collegarsi alla pista ciclabile in sede protetta di Pratica di Mare.

Lunghezza percorso 18km, 38m di dislivello (basso), durata del percorso 1h.

mercoledì 2 febbraio 2022

NUOVA OSTIA, LAREX - IN COMMISSIONE SI FA PROCURATO ALLARME ALL'INSAPUTA DEL PREFETTO

Nella Commissione II - Politiche sociali e abitative del Municipio Roma X del 27 gennaio scorso, avente per oggetto “Case Larex di Via Fasan (Ostia): aggiornamento sulla situazione e ipotesi di percorso condiviso con i residenti” hanno sorpreso diverse questioni, alcune particolarmente gravi. 

1) E’ stata rifiutata la partecipazione attiva di Evoluzione Civica ai lavori della Commissione, per altro con raffazzonate giustificazioni senza fondamento di legge espresse con toni fuori luogo, più consoni ad un re nei confronti dei sudditi. Ma incredibilmente è stato concesso all’Avv. Oreste Braga, che non era nell’elenco degli invitati, di partecipare attivamente. La Presidente Mirella Arcamone non ha battuto ciglio quando si è presentato. Evidentemente sapeva bene che dietro l’espressione “Avvocato di Valle Giulia Srl proprietaria della Larex” c’era Alessandra Armellini. Dunque, i cittadini che da anni e anni seguono la questione delle case ex Armellini a Nuova Ostia e che hanno fatto denunce su uno scandalo che grida vergogna nazionale, non avevano il diritto di partecipare attivamente essendoci l’Armellini di fatto, con ben due rappresentanti legali. Tutto sugli intrecci delle società a questo link (*)
 
2) E’ emerso un fatto particolarmente grave di fronte al quale “gli invitati” (consiglieri municipali e l’Assessore al Sociale del Municipio X, Denise Lancia) non hanno battuto ciglio. E’ stato riferito da un residente che il 23 marzo 2022 si prospetta di nuovo lo sgombero del fabbricato al civico n.15 di via Marino Fasan. Peccato che possiamo affermare con certezza che la Questura e la Prefettura non ne sapessero nulla e lo hanno appreso dai giornali il giorno dopo la Commissione. Immaginiamo il disappunto, per usare un eufemismo.
 
3) In data 10 gennaio 2022 il Dipartimento Patrimonio e Politiche Abitative, con nota QC/769, ha scritto all’Avvocatura Capitolina per attivare un tavolo tecnico in grado di coordinare le attività di sgombero in modo tale da comunicarle alla Prefettura sotto la regia dell’Assessore Capitolino competente, Tobia ZEVI. 
E’ bene però sottolineare che la nota diretta all’Avvocatura ha come destinatario l’Avv. Giorgio Pasquali, dirigente del Settore II competente in materia di affari inerenti il Dipartimento Patrimonio-Sviluppo e Valorizzazione e il Dipartimento Politiche Abitative. A giugno 2021 in commissione venne invece l’Avv. Andrea Magnanelli, capo settore della Sezione V competente in materia di Politiche della Sicurezza e Protezione Civile e affari inerenti le UU.OO.TT. Municipali. Per cui deduciamo che il problema gravissimo sottolineato dai giudici in sentenza circa la pericolosità degli stabili, non è una priorità di questa amministrazione che però sulla privata e pubblica incolumità, sulla questione fondi AMA per pulire i piano piloti e consentire lavori di intervento urgenti da parte della proprietà, ha competenza eccome. 

4) La delibera di giunta capitolina nr. 244 del 30 settembre 2021, che prevede nell’ordine il rilascio delle palazzine 15, 9, 23 e per ultima la 25 (spese di trasloco stimate intorno ai 150mila euro), affida all’Avvocatura Capitolina la contrattazione con la parte, che però non è di fatto la Larex ma il gruppo Armellini. Tradotto, esattamente quello che sta avvenendo per gli altri 1.042 immobili sempre a Nuova Ostia della Moreno Estate srl, anch’essa della famiglia Armellini. 

5) E’ grave che la Prefettura di Roma non sia costantemente aggiornata, visto che esiste per tutta la partita un Commissario ad Acta, che è il Prefetto. Ci troviamo nuovamente ad assistere ad un tavolo di affari tra Roma Capitale e gli Armellini che crea di fatto un disordine sociale, lasciando agli inquilini il solo ruolo di scudi umani davanti a una vera e propria speculazione edilizia. 
A prescindere che si sia tollerato in Commissione da parte del Presidente di fatto un “procurato allarme”,   rinfreschiamo la memoria a Presidente, Assessore e consiglieri poco informati  le dure parole dell’Avvocatura Capitolina nei confronti del Municipio Roma X registrate in una analoga commissione l’anno scorso, il 24 giugno 2021 (**). 

E’ dal 2009 che la questione della Larex si trascina. Tredici anni di negligenza di Roma Capitale passati attraverso le giunte Vizzani, Tassone e Di Pillo tra promesse e degrado mentre la Larex (cioè gli Armellini) speculavano su un patrimonio immobiliare fatiscente, già costruito con materiale scadente negli anni ‘60 e mai mantenuto. Il Prefetto di Roma, nominato dal giudice amministrativo nell'ambito del giudizio di ottemperanza, non deve solo limitarsi a svolgere il ruolo del ‘commissario ad acta’ e cioè emanare i provvedimenti che avrebbe dovuto emettere Roma Capitale (lo sgombero delle palazzine Larex), ma dovrebbe anche prevalere nella regia di una così delicata situazione e non essere l’ultima ruota del carro ad essere informata da un manipolo di amministratori improvvisati e molto poco informati. Perché non vogliamo credere che ci sia malafede, cioè che sapessero tutto e fossero dunque conniventi.

Paula de Jesus
Resp. Ambiente, Patrimonio e Demanio

(*) http://www.labur.eu/public/blog/2022/01/28/nuova-ostia-anche-la-larex-in-mano-agli-armellini/?fbclid=IwAR2zOTv3FfLDwsrFBTBkV47Ff6BMphOjRbAuQMLY-6aPCu2iR306mL-vnL8

(**)(http://www.labur.eu/public/blog/2021/06/24/nuova-ostia-larex-il-municipio-causa-dello-sgombero/

INFERNETTO, PARCO ORAZIO VECCHI – LUCCIOLE PER LANTERNE

Non c’è speranza per il Parco Orazio Vecchi all’Infernetto. È una settimana che manca l’illuminazione e l’impianto di irrigazion...