venerdì 11 febbraio 2022

IDROSCALO DI OSTIA, ANCHE I RICCHI PIANGONO

Brevi riflessioni sul Consiglio straordinario del Municipio X dedicato alla telenovela ‘Idroscalo’.

Gli esperti di comunicazione di massa sanno bene che la telenovela è un genere che ha assunto i caratteri del romanzo d’appendice, ossia di un genere letterario popolare, pubblicato a puntate e destinato a un largo pubblico. La copiosa documentazione prodotta finora dalla pubblica amministrazione - e in maniera intermittente nell’arco di decenni – riguardo alla vicende su e intorno all’Idroscalo di Ostia, sembra proprio aver assunto la funzione del romanzo d’appendice, drammatico come non di rado lo erano quelli pubblicati già a partire dall’’800. E oggi, grazie alla tecnologia disponibile, la produzione del Municipio (oggi decimo) è assurta alla dignità di telenovela trasmessa in streaming. Un contesto comunicativo persino interattivo, dove chi vuole può mettersi in vendita ammiccando al locale ‘mercato delle disgrazie’, fiduciosi in una remunerazione, diversificata per tipologia ma sempre corrispondente ai precisi interessi del ‘venditore’ (di fumo?) di turno: dei voti, un commessa, la riconoscibilità utile alla propria scalata verso qualche posizione apicale di indiscutibile vantaggio sociale. Cos’altro potremmo aggiungere, allora, se non i nostri più vivi complimenti, per il modo in cui si stanno sfruttando tutte le occasioni e le modalità per irretire i cittadini e fidelizzarli al fine del raggiungimento dei propri scopi, riguardo ai quali persiste un’impenetrabile opacità?
    Ma non ce la facciamo, perdonateci, è più forte di noi. Non ce la facciamo a fare quei complimenti, ad emozionarci all’insegna di quel ‘volemose bene’ che ha rischiato addirittura di diventare stucchevole, ad un certo punto della trasmissione del Consiglio straordinario ‘on-line’ di questa mattina. Il dilatarsi nel tempo della narrazione ‘Idroscalo & Dintorni’ non ci affascina, ne crea per noi di Evoluzione Civica quella suspense che intrattiene e che potrebbe essere sfruttata quanto meno per una melliflua stretta di mano, magari con un sottofondo scandito dal motivetto che ha reso celebre il brano musicale di Fausto Cigliano, “Simmo è napule, paisà”.
    Cosa è mancato allora questa mattina? Cosa mancherebbe per un possibile lieto fine della telenovela Idroscalo? Dobbiamo partire da queste domande per svelare il principale arcano che a nostro avviso continua ad ispirare, a dar forza a un tormentone ‘infinito’. Non tutti i referenti istituzionali erano presenti; non c’era e non c’è chiarezza riguardo alla mancata applicazione delle delibere in essere; non sono apparsi elementi che lasciassero intendere l’esistenza di una sinergia, di una soddisfacente e trasparente capacità di comunicazione e progettazione congiunta tra i diversi uffici pubblici, interessati a dare risposta alle scottanti questioni territoriali del Municipio X. Non c’è stato ascolto (e rispetto) neanche riguardo alle interessantissime proposte della comunità dell’Idroscalo, come quella di aver commissionato ad un architetto un progetto per recuperare e armonizzare esteticamente le costruzioni esistenti. Una proposta importante perché fa emergere la consapevolezza dei membri della comunità dell’Idroscalo per i quali, la nuda vita, la nuda soddisfazione del bisogno di un posto da abitare non è sufficiente se ad essa non si accompagna una costruzione di senso che trova nella gratificazione estetica un suo possibile, seppur provvisorio, compimento. La stessa formula del villaggio eco-sostenibile è stata citata con l’assoluta carenza di quel vigore che solitamente si destina all’espressione di uno slogan. Soprattutto è stato assurdamente assente la consapevolezza del tempo rubato dalla narrazione ‘Idroscalo & Dintorni’ (non sentite imbarazzo a chiedervi: quante generazioni o vite sono state spese in quel degrado?) e, quindi, assente è stato anche quell’organo che, per lo scrittore Michel Ende, serve a sentire il tempo che scorre: il cuore. Già non c’è stato cuore. Quel cuore necessario per fare empatia e scoprire – ecco l’arcano rivelato – che il problema Idroscalo non è solo dell’Idroscalo e della sua comunità, ma di tutta Ostia, di tutto il Municipio X, di tutta Roma. Perché no, dell’Italia intera. Perché il concetto di cittadinanza sociale non rinvia solo ai diritti di cui ognuno dovrebbe essere titolare ma anche all’essere risorsa per l’altro, a farsi carico della sua sofferenza, soprattutto se più debole e sofferente. 
E’ solo a partire dal cuore e dal fare empatia che è possibile recuperare le risorse - non certo gli individuali narcisismi – per co-costruire una visione globale di città, un progetto-quadro, di cui abbiamo disperatamente bisogno e connettere le questioni concernenti di tutti i territori disastrati, come suggeriva LabUr; con riferimento certamente alle questioni ambientali e di rischio idrogeologico, ma anche a quelle sociali e culturali. L’applicazione competente di adeguate politiche sociali e culturali (in armoniosa configurazione con le altre politiche pubbliche), difatti, valorizza le reti sociali e la dignità della persona promossa al rango di Cittadino. E, con ciò, il coraggio di ‘svelare l’arcano’.

Gianluca Piscitelli
Presidente

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