sabato 19 marzo 2022

INFERNETTO, VIA E. WOLF FERRARI – MONNEZZA E MONNEZZARI

Dopo anni di attesa finalmente arriva l’intervento di pulizia dei canali di raccolta delle acque meteoriche che costeggiano Via E. Wolf Ferrari all'Infernetto, ma i transennamenti della manutenzione vengono utilizzati come discariche. Ricordiamo che i rifiuti derivati dalla pulizia, devono essere messi dagli addetti ai lavori dentro un cassone apposito e non lasciati sul ciglio della strada per disposizione di legge. I cittadini sono dunque costretti ad assistere ad uno scempio che dimostra quanto da noi dichiarato nella Commissione IV Ambiente, Transizione Ecologica – Sport presieduta da Valentina Scarfagna tenutasi l’8 febbraio scorso (ancora attendiamo le risposte alle nostre domande relativamente al parere favorevole della ASL e della Polizia Municipale sull'isola Ecologica proprio su W. Ferrari). Come già segnalato in quell'occasione da Evoluzione Civica, il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti ingombranti all'Infernetto non sarà risolto con l’apertura del Centro Raccolta previsto nell’area compresa tra Via Porrino e Via Soffredini, che ha lo scopo di raccogliere solo legno, metallo/plastica, cellulosa e calcinacci e forse sfalci. La movimentazione dei rifiuti ingombranti, e spesso pericolosi (vernici, solventi e altri) non viene effettuata direttamente dai cittadini ma da “svuota cantine”, spesso illegali, che senza alcuna vergogna e timore offrono sfacciatamente il servizio sulle pagine Facebook dedicate al quartiere. Per questa ragione faremo apposita segnalazione agli enti e autorità preposte al controllo, perché non è più tollerabile accettare questi fenomeni illeciti e illegali.

Monica Bardini
Resp. LL.PP. 

(*) https://evoluzionecivica.blogspot.com/2022/02/isola-ecologica-allinfernetto-basta.html?m=1

sabato 12 marzo 2022

INFERNETTO, PARCO ORAZIO VECCHI – OLTRE LA MONNEZZA, VIENE A GALLA LA VERITA’

Si è tenuta ieri, venerdì 11 marzo, la Commissione III Lavori Pubblici e Mobilità presieduta da Leonardo Di Matteo e richiesta da Evoluzione Civica per affrontare il tema del parco Orazio Vecchi all'Infernetto.

Con PEC del 1° dicembre2021 (*) avevamo infatti chiesto trasparenza relativamente al rilasciato del parere idraulico da parte del CBLN - Consorzio di Bonifica Litorale Nord, al progetto e al permesso di costruire dei ponticelli di collegamento alla stradina di servizio, a chi fosse stata affidata la costruzione degli stessi e le ragioni dell’affidamento diretto ad ARETI S.p.A. dei restanti lavori, oltre che la data di fine lavori e le norme di sicurezza cantieri (come previsto da T.U. Dlgs 81/2008). 

In Commissione si è palesata tutta la superficialità, l’incompetenza, la mancanza di trasparenza amministrativa e la vergognosa e inaccettabile presa “in giro” nei confronti dei residenti da parte della precedente amministrazione a guida M5S, così come quella dell’Ufficio Tecnico nella gestione e progettazione della Manutenzione Straordinaria relativamente alla nuova strada di servizio, all’illuminazione, alla videosorveglianza, alle opere di canalizzazione e quelle funzionali alla sicurezza del Parco. 

L’autorizzazione idraulica non è stata rilasciata dal CBLN e mai lo sarà poiché la zona ha notevoli criticità idrauliche e si attende l’intervento della creazione di una vasca volano/laminazione così come previsto nel progetto autorizzato dallo studio del risanamento idraulico effettuato dall’Università Roma 3.
I permessi per la costruzione dei ponticelli di collegamento alla stradina di servizio non sono stati rilasciati dal Genio Civile, poiché la progettista incaricata dalla passata Amministrazione, Silvia Sacchetti, non ha fornito la documentazione necessaria per poter rilasciare l’autorizzazione sismica. Dunque, i ponticelli non si faranno perché nessuno ha integrato il progetto con l’adeguamento sismico.
Come se non bastasse, in Commissione l’Arch. Colapicchioni (Direttore dei Lavori) ha divagato sul fatto che la strada per i mezzi di soccorso potrà invece ospitare i cd  giochi di strada, tipo “campana”. C’è mancato solo che si parlasse di Raftin nei canali, visto che anche la manutenzione e la pulizia degli stessi non viene effettuata regolarmente come da noi denunciato il 10 novembre 2021 (**).

Cinque anni di monnezza politica e amministrativa. Nulla sull’affidamento per la costruzione dei ponticelli. La perizia di variante in corso d’opera per il servizio di illuminazione pubblica che ha visto un’ulteriore spesa di circa 42.000,00 euro a favore di ARETI S.p.A (oltre ai costi riconosciuti all’impresa appaltatrice), è stato giustificato facendo riferimento al contratto di servizio tra Roma Capitale e l’azienda partecipata. 
Nel frattempo nel parco accedono bambini e ragazzi, e nessuno degli addetti alla sicurezza del cantiere si preoccupa di far rispettare le norme di sicurezza. Il fine lavori è cosa ignota. 

Indecente il comportamento tenuto dall’ex Presidente del Municipio X, Giuliana Di Pillo, che in Commissione è riuscita a dire che la questione del Parco Orazio Vecchi non è stata più seguita perché erano entrati in campagna elettorale.
Dopo aver speso soldi pubblici per far fare uno studio all’Università,  speso altri soldi per realizzare un parco in un’area a rischio idrogeologico, che è costata la morte di un uomo nel 2011, scopriamo che i mezzi di servizio/soccorso non possono passare. E così i cittadini pagano anche il danno del deprezzamento dei loro immobili. Come si può dare l’agibilità alle case circostanti? Come è stato possibile per l’amministrazione 5S riempirsi la bocca di rischio idrogeologico e poi lasciare il problema di privata e pubblica incolumità in quell’area perché era iniziata la campagna elettorale? Domande senza risposta. 
Se non chiedevamo noi la Commissione, tutti sarebbero stati zitti, soprattutto chi ha finto di interessarsi del rischio idrogeologico, ma ha taciuto questo modo criminale di condurre lavori pubblici in cambio di promesse elettorali, un metodo ben collaudato.

E’ evidente che siamo di fronte ad una omissione di atti d’ufficio in ambito amministrativo e bene ha fatto il Presidente di LabUr-Laboratorio di Urbanistica, l'Ing. Andrea Schiavone, a dire che se ci sarà un sopralluogo nelle prossime settimane non sarà presente ma invierà i Carabinieri.

Monica Bardini
Resp. LL.PP.

(*) https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=4949109911802433&id=340638492649621

(**) https://evoluzionecivica.blogspot.com/2021/11/infernetto-parco-orazio-vecchi-5-anni.html?m=1

domenica 6 marzo 2022

DECRETATA LA FINE DELL'IDROSCALO DI OSTIA, SCENARIO DI UN INCIDENTE POLITICO

Il 28 febbraio scorso con Deliberazione di Giunta Capitolina n° 65, a guida PD, si è decretata la fine dell’Idroscalo di Ostia.  L’impianto della delibera, che ricalca pedissequamente quella della giunta dell’ex Sindaco Virginia Raggi, si differenzia esclusivamente per il seguente passaggio “Vista la complessità dell’opera [“sgombero e delocalizzazione degli abitanti in due nuovi insediamenti di edilizia residenziale sociale” e demolizione dei fabbricati, n.d.r.] prima di avviare le ulteriori progettazioni finalizzate alla realizzazione della stessa, sarà avviato un tavolo di confronto per dare vita ad un processo partecipativo con gli abitanti della zona di Idroscalo e con il Municipio X”. Edilizia Residenziale Sociale, non Residenziale Pubblica, si noti bene. 

Tradotto, 125 famiglie delle 500 che abitano l’Idroscalo di Ostia andranno nei due edifici che saranno costruiti su un’area destinata a verde attrezzato a Nuova Ostia, un'area a rischio R4. Le altre non si sa. Ma ai tavoli si aprirà il mercato delle vacche su chi ha diritto a qualcosa e chi nulla” sulla base (forse) di un nuovo censimento e criteri da definire, che comunque porterà una guerra tra poveri. 

Questa delibera ha creato, oltre ad una fortissima amarezza da parte della Comunità, un incidente politico tra il Municipio X e Roma Capitale, una frattura piuttosto grave.
Secondo quanto riferiscono anche gli Uffici, Roma Capitale ha forzato questa delibera, con la scusa che avrebbe perso i soldi del finanziamento regionale. La D. G. però esce a pochi giorni dal Consiglio Straordinario del Municipio X (tenutosi il 10 febbraio), in cui il Presidente del Municipio, Mario Falconi, celebrava giustamente con soddisfazione che ci fosse stato un voto unanime di maggioranza e opposizione (con l’astensione dei consiglieri del M5S), sui “due documenti con i quali si è espressa con forza la volontà di affrontare l’annoso e mai risolto problema degli abitanti dell’Idroscalo per evitare che molti cittadini ivi residenti da decenni debbano essere sradicati da quei territori che considerano anche affettivamente la loro naturale residenza”.
Nel documento presentato dalla maggioranza, oltre alla richiesta di completare rapidamente i lavori di messa in sicurezza idraulica al fine di ottenere un declassamento del rischio da R4 a R3, è stata espressa la volontà di istituire un tavolo fra cittadini, istituzioni ed enti competenti, con lo scopo di condividere e promuovere un progetto di riqualificazione urbanistica, ambientale e sociale dell’Idroscalo di Ostia, non due nuove palazzine a Nuova Ostia. Ma la Giunta Capitolina non era e non è dello stesso avviso e anzi esprime, attraverso l’Assessore alle Politiche Abitative, Tobia Zevi, un “orientamento abbastanza forte” nell’andare in direzione
ostinata e contraria, quella della delocalizzazione dell’abitato, e intima agli abitanti di “trovare i toni giusti con cui porsi, non quelli antagonisti con cui andrete a sbattere”. Se queste frasi sono gravi, ancora più grave è stata la dichiarazione che il Municipio “sta prendendo in giro” la comunità dell’Idroscalo.  Addirittura, alla richiesta di incontrare il Sindaco da parte degli abitanti, è stato risposto “Non funziona così, Gualtieri non viene all’Idroscalo. Il problema politico c’è”. 

Qualcuno ricordi a queste persone di nomina politica che Mario Falconi è il primo cittadino di questo Municipio ed è stato eletto primus inter pares. A lui, e solo a lui, spetta il compito di tutelare gli interessi collettivi della Comunità. Minarne il ruolo è un fatto molto grave e invitare a non essere 'antagonisti' con il vero padrone usando espressioni di fatto ricattatorie dà la misura dello spessore culturale e politico di certe persone che occupano un ruolo istituzionale. 

Nonostante le ottime intenzioni dell’amministrazione municipale di cambiare rotta, nonostante il lavoro che si sta facendo dietro le quinte soprattutto dell’Assessore al Bilancio Giuseppe Sesa, rimane innegabile che ai cittadini servono atti amministrativi e gli unici che esistono vedono la cancellazione della Comunità dell'Idroscalo. 
È irricevibile l’affermazione di Zevi che lo 'scontro' debba avvenire tra tecnici. Un film già visto per altro superato ai tempi della destra di Alemanno. 
Spezzatini, varianti, nuovi censimenti, interpretazioni sul quanto siano o meno vincolanti gli atti amministrativi capitolini assomigliano a buone intenzioni di cui è lastricato l'inferno, soprattutto perché è rimasto un solo anno, un anno di campagna elettorale per le regionali. 
L’obiettivo dell’Amministrazione Municipale era ambizioso e l’Idroscalo era solo una parte di un quadro molto più ampio di ridisegno del Litorale di Ostia, con l’acquisizione a patrimonio di tutte le aree del demanio marittimo del Lungomare, per poi demolire e ricostruire, in un quadrante di territorio dove si stanno giocando partite miliardarie, dalle case Armellini al raddoppio del Porto, alle concessioni balneari, che richiedono la massima vigilanza, trasparenza, legalità e lealtà nei confronti dei cittadini. 
Al di là di tutte le valutazioni urbanistiche, patrimoniali e di rischio idrogeologico, che saranno da noi affrontate in separata sede, ci auguriamo che gli abitanti comprendano chi sono i loro alleati e chi no, ma soprattutto di non diventare carne da cannone di beghe interne e piene solo di interessi immensi particolari e molto privatistici.
Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso.

Paula de Jesus
Resp. Ambiente, Patrimonio e Demanio

NO ALL’IMPIANTO DI TRATTAMENTO FANGHI AD OSTIA

I fanghi dei depuratori di Roma (pubblici e privati) arriveranno ad Ostia . In un periodo di transizione ecologica e di carenza di fonti energetiche (guerra) si punta a una tecnologia finalizzata alla raffinazione del biogas, ossia il sottoprodotto del processo di digestione anaerobica dei fanghi di depurazione, e la sua conversione a bio-metano.
Tutto avverrà nel già maleodorante depuratore di Ostia che raccoglie anche gli scarichi di Isola Sacra e che non fornisce da sempre tutti i dati relativi al suo funzionamento.
Chiediamo dunque all’Amministrazione Municipale di confermare o smentire questa notizia. Sarebbe l’ennesima scelta calata dall’alto senza alcuna trasparenza e coinvolgimento partecipativo della cittadinanza. 

Come si è arrivati a tutto questo?
A fine gennaio la Giunta Capitolina ha delegato Acea Spa a partecipare al bando per l’ammodernamento degli impianti destinati allo smaltimento dei fanghi delle acque reflue. Si tratta del residuo solido (fanghi) che i depuratori di Roma (che sono  4: Roma Est, Sud, Nord e Ostia) filtrano dalle fogne (oltre 500 mln di mc l'anno). In totale, circa 70.000 tonnellate di fanghi che non hanno siti sufficienti dove poter essere conferiti. 

L'occasione sono i fondi del PNRR-Linea C, 270 mln da spartire, per la tipologia d'intervento sopra descritta, tra piú regioni (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna). La scadenza per presentare i progetti è stata inoltre spostata a metà marzo dal MITE essendo arrivate richieste per 1,6 mld di euro.

Per ora Roma si presenterà con tre progetti per impianti di trattamento / essiccazione dei fanghi di acque reflue. Si comincia con l'impianto  di  trattamento  biogas  per  conversione ('upgrading')  a  biometano  presso  il  depuratore Roma EST per un importo di  € 6.509.800 (Delibera di Giunta n.22 del 28 gennaio 2022). Poi toccherà anche ad Ostia nei mesi successivi.
E’ un fatto piuttosto grave sotto diversi profili.

Non si tratta infatti di riciclo dei rifiuti.  Il D. Lgs 152/2006 art. 205bis come 2 lettera b) è chiaro: le quantità di materiale di rifiuto che hanno cessato di essere rifiuti prima di essere sottoposti ad ulteriore trattamento possono essere computati come riciclati a condizione che tali materiali siano destinati all’ottenimento di prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini. I materiali di cui è cessata la qualifica di rifiuti (prodotti da trattamenti) da utilizzare come combustibili o altri mezzi per produrre energia o da incenerire o da utilizzare in riempimenti o smaltimenti in discarica, NON sono computati ai fine del conseguimento degli obiettivi di riciclaggio.  

A prescindere dai costi che vengono sostenuti dai cittadini, che sono 3 volte il valore del gas venduto, è davvero scellerata questa scelta da parte dell’Amministrazione Capitolina. Il biometano inquina e NON è economia circolare. 
Come ha spiegato tante volte il Prof. Gianni Tamino, la digestione anaerobica della biomassa (in questo caso, i 'fanghi') comporta odori, traffico e inquinamento da mezzi di trasporto, rumori, emissioni in atmosfera, scarti e rifiuti (del biodigestore e dell’impianto di combustione del biogas) e il collegamento alla rete e campi elettromagnetici. 
Il biogas proveniente dal digestore anaerobico è carico d’acqua e sostanze inquinanti che devono essere rimosse per garantire il buon funzionamento del sistema di conversione e ottenere un biometano adatto all’immissione in rete. Il gas deumidificato viene compresso, ulteriormente raffreddato, attraverso un secondo scambiatore e inviato alla successiva fase di trattamento, a carboni attivi, in condizioni di pressione e temperatura ottimali. Attraverso il letto di carboni attivi, il biogas viene poi depurato dagli inquinanti ancora presenti. Il biogas pretrattato e purificato è quindi pronto per la conversione vera e propria, ossia la separazione del metano dall’anidride carbonica. Questo processo consuma energia, riducendo il bilancio  energetico, e soprattutto libera inquinanti e CO2, gas ad effetto serra, cioè climalterante (oltre alla perdita di biogas).

Qualunque alternativa all'utilizzo dei fanghi per biometano (p.es. l'uso come fertilizzanti) non è stata tenuta in considerazione cosí come la presenza del depuratore di Ostia all'interno della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, non è stata valutata. Ne uscirà un progetto raffazzonato, utile solo per reperire i fondi europei? Quale vantaggio esiste per il contesto ambientale? Come si adeguerà il sistema viario limitrofo a questo futuro enorme centro di stoccaggio dei fanghi? Tutte domande che presenteremo agli ignavi amministratori capitolini e municipali.

Paula de Jesus
Resp. Ambiente, Patrimonio e Demanio

sabato 5 marzo 2022

NERO COME IL ‘PETROLIO’, COME LA NOTTE DELL’OBLIO CHE STIAMO VIVENDO

A cento anni dalla nascita, in questo 5 marzo 2022, corre l’obbligo di ricordare Pierpaolo Pasolini non tanto per contribuire a innalzare il volume del già assordante e cerimonioso vaniloquio che ha impegnato più di qualche penna nella giornata odierna. Quanto per rimarcarne la presenza che sentiamo ispirare la nostra ferma denuncia, la nostra inequivocabile condanna di quanto sta avvenendo a Ostia, proprio in quell’Idroscalo dove fu trovato il suo corpo martoriato. Laddove, ci soffermiamo con mestizia a pensare, deve forse essersi definitivamente consumato quel processo di autofagia dell’ego che il grande letterato e inteprete critico della nostra contemporaneità aveva avviato con la stesura di uno dei suoi romanzi più importanti: Petrolio. Come egli stesso ebbe a rimarcare “Nello stesso tempo in cui progettavo e scrivevo il romanzo, cioè ricercavo il senso della realtà e ne prendevo possesso, proprio nell’atto creativo che tutto questo implicava, io desideravo anche di liberarmi di me stesso, cioè di morire. Morire nella mia creazione […] mi presi e mi smembrai. […] Dopo essermi ricostruito, mi smembrai. Dovevo essere tutti”. E’ nel suo sacrificio, è nel suo essere tutti che avvertiamo una verità scottante che oggi riscontriamo nella morte annunciata di una comunità, che dopo anni di silenzi, omissioni, retorica e falsità sarà smembrata. Vilipesa nel suo essere corpo sociale, nella sua vitalità relazionale. La notizia dello spianamento del vecchio Tennis Azzurro e delle preannunciate demolizioni dell’Idroscalo in nome di un ordine - che è atto e dominio - calato dall’alto di interessi che nulla hanno a che fare con quelli di un sociale vivo, creativo e generativo, è come un artiglio che affonda senza resistenza nella carne di una collettività che fa fatica a riconoscere se stessa, a ritrovare le proprie forze. Non abbiamo né interesse, né voglia di commentare un progetto che sarà imposto, non condiviso. Che sconferma il disagio sociale, non lo accoglie, non lo interpreta, non lo risolve. Che non fa rete o innova innestando linfa vitale nel tessuto urbano, ma accozzaglia, agglutinamento urbanistico. Un progetto che suona a un ‘mettersi a posto la coscienza’, una sorta di velo smandrappato come il cencio che copre il corpo del folle in una delle tante foto che ritraggono l’italia manicomiale pre-Basaglia, e dietro il quale  - possiamo esserne certi, visti i precedenti e i tempi che (ancora) corrono - si stanno già scatenando grossi appetiti. 
    Una comunità, quella dell’Idroscalo, che sarà spazzata via da un potere-ombra (forse poi manco tanto ombra), magari proprio come quello che ci fa capire Pasolini con il suo ‘Petrolio’, e che si insidierebbe attraverso tutto: sessualità, cospirazioni, intrallazzi e trame oscure. Difatti a cosa sono serviti gli innumerevoli studi, ricerche, denunce, conferenze, audizioni, ecc.? 
    Nell’esperienza di Pasolini avvertiamo il riverbero dell’affanno esistenziale e del coraggio della verità di un altro grande protagonista della cultura europea: Anatole France. Il problema del male e del dolore è per France anche un mistero. Ossia ciò che, come in una bellissima prefazione di Sergio Zoppi al romanzo ‘La rivolta degli angeli’ viene rimarcato, turba “la coscienza degli angeli ribelli, quindi degli uomini che essi rappresentano, che per il bene dell’uomo essi cercano di risolvere” e che preferiscono “regnare nell’inferno piuttosto che servire in paradiso”. Perché lo stesso Lucifero non se la sente di dar battaglia al cielo e “diventare un tiranno come il vecchio Dio che si vorrebbe spodestare, e preferisce restare sulla terra a far del bene agli uomini”. 
    Pasolini, come un povero diavolo, ha attraversato un secolo che già faceva presagire i disastri - da lui colti e aspramente denunciati - della società neocapitalista, con la sua disarmante disumanità mascherata di buonismo, la sua corruzione morale e la spettacolarizzazione mercatistica. Ma il suo sacrificio, all’insegna del voler ‘essere tutti’ e come quello del Cristo perché in entrambi è presente la consapevolezza che la vittoria è Spirito. 
    Chissà quanti sapranno cogliere la preziosità di questi esempi e unirsi a noi in questo inequivocabile j’accuse contro l’attacco finale alla comunità dell’Idroscalo di Ostia.

Gianluca Piscitelli
Presidente

INFERNETTO, PARCO ORAZIO VECCHI – LUCCIOLE PER LANTERNE

Non c’è speranza per il Parco Orazio Vecchi all’Infernetto. È una settimana che manca l’illuminazione e l’impianto di irrigazion...